L'intervista

Le Corsaire di José Carlos Martínez al Teatro Massimo di Palermo. Ne parlano Jean Sébastien Colau e Agnès Letestu

Dal 15 al 19 marzo 2023 il Corpo del Teatro Massimo di Palermo è in scena Le Corsaire nella versione coreografica di José Carlos Martínez, attuale direttore dell'Opéra de Paris, una versione creata per il corpo di ballo dell’Opera di Roma. A parlarci di questa produzione sono Jean Sébastien Colau, direttore del Massimo palermitano, e Agnès Letestu già étoile dell’Opéra di Parigi, in questi giorni a Palermo per rimontare la coreografia di Martínez. Intervista realizzata da Mariolina Giaretta per Danzaeffebi.

Il Corpo di Ballo del Teatro Massimo di Palermo, dopo le rappresentazioni di un raffinato e piacevolissimo Schiaccianoci firmato da Jean Sébastien Colau e Vincenzo Veneruso, presenterà a marzo il balletto Le Corsaire nella revisione coreografica di José Carlos Martínez, attuale direttore dell’Opéra de Paris, già superbo danzatore e interessante coreografo.

Le Corsaire è un balletto molto conosciuto e amato dal pubblico perché alcuni suoi brani, come il celeberrimo Pas de Deux o il più corale Jardin Animé, sono spesso proposti in serate di Gala. In questi ultimi anni, per la gioia di tutti coloro che amano questo balletto, coreografie che raccontano in versione integrale le avventure di Medora e Conrad, stanno comparendo più volte nei cartelloni dei nostri Teatri, nelle riletture di alcuni coreografi dei giorni nostri già eccellenti interpreti nei ruoli principali.

Il balletto, ispirato all’omonima novella in versi, in parte autobiografica, che Lord Byron scrisse nel 1814, fu inizialmente concepito in piena epoca romantica con due diverse stesure, essenziali e sobrie, rappresentate rispettivamente a Milano e a Londra. Ma a debuttare sulla bella partitura di Adolphe Adam, suddiviso in tre atti di complessa grandeur e arricchito di personaggi e vicende intricate, fu Le Corsaire che andò in scena nel gennaio del 1856 a l’Académie Royale de la Musique a Parigi per la rilettura coreografica di Joseph Mazilier. Ne ha fatto seguito la versione di Jules Perrot con la collaborazione di Marius Petipa, allora danzatore dei Teatri Imperiali di San Pietroburgo. Nel 1863, divenuto ormai coreografo principale del Mariinskij, Petipa firmò una sua rielaborazione aggiungendo alcune parti musicali di Cesare Pugni e arricchendola ulteriormente con la creazione di un pas de trois sulle note del padovano Riccardo Drigo che fu successivamente trasformato, per opera di Vakhtang Chabukiani, nel celeberrimo pas de deux che ha reso noto in Occidente Rudolf Nureyev in coppia con Margot Fonteyn. Nel Novecento, invece, le riletture più affermate sono state quelle di Gorsky, Vaganova, Sergeev e Grigorovich.

A presentazione dello spettacolo che debutterà il 15 marzo 2023, con repliche fino al 19 marzo 2023 sul palcoscenico del Teatro Massimo di Palermo, con il suo Corpo di Ballo, i Solisti e i Primi Ballerini, abbiamo posto alcune domande a Jean Sébastien Colau, formatosi artisticamente in seno all’Opéra National de Paris e oggi direttore del corpo di ballo del Massimo, e ad Agnès Letestu già sublime étoile della grande Maison francese (indimenticabile la sua interpretazione de La Dame aux Camélias firmata da John Neumeier), ora a Palermo in qualità di maître de ballet con il compito di rimontare la coreografia di José Carlos Martínez.

Jean Sébastien Colau, quali sono state le motivazioni che le hanno fatto propendere per la scelta di Le Corsaire?

Jean Sébastien Colau: «Voglio  riportare sul palcoscenico del Massimo la danza classica accademica. Il corpo di ballo del teatro non si era più cimentato con la tecnica classica: in cinque anni sono andati in scena solo uno Schiaccianoci, un Don Chisciotte e una Giselle. Con la mia direzione voglio assolutamente tornare al balletto classico perché la Compagnia è formata da eccellenti danzatori, di superba formazione classica, provenienti da celebri Accademie come quelle della Scala, dell’Opera di Roma e da altre ottime scuole italiane e straniere. Tra i lavori proposti ho cercato un titolo che effettivamente potesse mettere in evidenza le qualità dei ballerini e idoneo al numero effettivo dell’organico.
In una precedente e preziosa collaborazione con José Martínez e Agnès Letestu su Le Corsaire, rivisitato da José per l’Opera di Roma, ho piacevolmente ritrovato lo stile francese con il quale mi sono formato e il suo intelligente approccio al rigore tecnico e alla precisione dell’assieme.
Divenuto direttore del ballo a Palermo, ho avuto l’immensa fortuna di poter decidere una “mia” stagione. Davide Bombana, precedentemente al mio posto, causa la partenza affrettata per un cambio repentino di sovrintendenza, non aveva ancora firmato il suo programma. Dunque ho avuto l’enorme chance di poter decidere una Stagione completamente diversa da quella già programmata, pur nella difficoltà di preparare in due giorni ciò che normalmente si costruisce in un anno per ovvi motivi di contatti, scelte artistiche e costi.
La mia prima decisione è stata quella di chiamare José Martínez chiedendogli se fosse d’accordo nel programmare a Palermo il suo Corsaire; tutto ciò senza ancora sapere se Agnès fosse libera per rimontarlo. Agnès ha poi risposto positivamente e con una velocità entusiasmante è stato deciso che Le Corsaire sarebbe entrato nel cartellone del Teatro Massimo. Ho poi chiamato Eleonora Abbagnato, direttrice all’Opera di Roma e cara collega, per sapere se fosse possibile avere l’allestimento di Roma.
Credo che sarà un successo perché tutto è stato organizzato con grande serietà, in serena collaborazione e senza alcun ostacolo interposto.
Il mio primario intento è quello di portare sul palcoscenico palermitano la tecnica classica secondo i criteri dell’Opéra de Paris e di produrre un affascinante balletto classico, interpretato da giovani artisti di ottima qualità con l’intento di affascinare il pubblico».

Le Corsaire è un balletto di grande virtuosismo e di splendide coreografie corali. Possiede parecchie difficoltà di non poco conto, sia tecniche che interpretative. Agnès Letestu, come sta lavorando con i danzatori e come rispondono alle sollecitazioni e agli stimoli richiesti?

Agnès Letestu: «Ciò che sto facendo con i danzatori è offrire loro la coreografia di José brano per brano. Ho cominciato, dunque, con le danze di carattere affiancando la parte accademica de le jardin animé. Ho voluto introdurre i danzatori ai diversi contesti di ogni singola parte danzata spiegando il perché, la genesi e il senso di ogni scena che sto montando, illustrando loro che cosa possa significare tutto ciò nella drammaturgia del balletto. Insegno le legazioni cercando di inserirle nell’azione facendo loro affinare lo stile e le qualità necessarie a calibrare l’interpretazione. Credo sia molto importante capire come, oltre a imparare i passi, sia interessante entrare nel contesto della situazione narrata e dunque spiego ai danzatori l’importanza di avere consapevolezza di ciò che sta avvenendo sulla scena, la relazione tra i personaggi e del perché si stia interpretando una variazione: il rapporto tra la tecnica e ciò che avviene lo analizziamo brano per brano.»

Agnès Letestu, come trova la qualità tecnica e interpretativa dei danzatori?

Agnès Letestu: «Dai ragazzi ho avuto un’ottima risposta perché sono aperti, curiosi nell’approccio al carattere dei personaggi e pronti ad approfondire e a restituire la conoscenza dello stile. Disponibilità, curiosità e volontà: perfezione!»

A parer vostro, quali caratteristiche e quali qualità possiede la rilettura di Le Corsaire attuata da Martínez rispetto alle versioni più tradizionali?

Agnès Letestu: «La specificità della coreografia di José risiede nella volontà di concentrare tutto l’interesse del balletto sull’azione del racconto. Esistono molte versioni che rivolgono esclusivamente l’attenzione all’esito tecnico, su quanti applausi ogni variazione riesca ad attirare: ne conseguono infinite successioni di pas de deux, trii e variazioni senza alcun senso nella vicenda, solo pretesti per esibire la tecnica. Martínez, invece, ha voluto dare priorità alla narrazione e ogni brano ha così un senso drammaturgico.
Perciò non più un balletto pasticciato, noioso e colmo di difficoltà tecniche finalizzate a sé stesse, ma uno spettacolo di coinvolgente coerenza.
Le Corsaire è infatti caduto in oblio per moltissimi anni principalmente perché la sua vicenda era nebulosa, concentrata solo sulla successione di numeri di virtuosismo con differenti compositori aggiunti alla partitura originale; insomma un pot-pourri.
Quando José mi ha chiesto se volessi stargli accanto nel rimontare il suo Corsaire all’Opera di Roma, gli ho risposto che certamente mi sarebbe piaciuto però, poiché non avevo mai capito nulla della vicenda, avrei voluto collaborare con lui per portare sulla scena un’opera comprensibile e non ridotta a un noiosissimo “pretesto per danzare”. José mi ha risposto che intendeva infatti ridimensionare l’azione affinché fosse fruibile e gradevole lo svolgimento della vicenda.
Ciò che amo della versione di Martínez è infatti il suo rispetto per il contenuto narrativo della drammaturgia.»

Jean Sébastien Colau: «È proprio così. Ogni personaggio possiede una sua caratteristica e finalmente la vicenda, ben raccontata, appassiona il pubblico. In questo Corsaire, dunque, esiste tutto ciò che ci si può aspettare da un eccellente balletto classico.»

Agnès Letestu: «E poi contiene il fascino seducente dell’esotismo che, nell’epoca romantica, aveva conquistato la letteratura, la moda, le arti decorative e anche il balletto. Se inizialmente furono i racconti germanici e celtici, attraverso La Sylphide e Giselle, a forgiare il gusto dell’epoca, poi arrivò l’Oriente con balletti come Le Corsaire

Nella personale convinzione che sia importante e utile condividere le produzioni, c’è stata in lei, Jean Sébastien, una volontà di voler riprendere questo balletto a Palermo anche grazie all’amicizia professionale e artistica che la lega a Eleonora Abbagnato, nata e in parte cresciuta in questa città e tua collega, un tempo, all’Opéra de Paris?

Jean Sébastien Colau: «Hanno influito, sulla scelta di inserire questo balletto in cartellone, soprattutto l’amicizia e la grande stima che mi legano a José e ad Agnès; certo Eleonora ci ha riuniti.
È interessante sapere che lo stesso Corsaire è stato montato contemporaneamente all’Opera di Roma e all’Opera Nazionale Slovena di Lubiana. Agnès mi raccontava che, mentre José creava a Roma, venivano registrati dei video inviati la sera stessa a Lubiana, e dopo due giorni la coreografia prendeva vita nel teatro sloveno. Successivamente questa stessa versione è stata rimontata in Estonia e andrà in scena anche a Stoccolma. Tale creazione possiede quindi una sua interessante vicenda.
Per Palermo potevo scegliere l’allestimento che volevo: ho preferito, per mio gusto, la produzione di Roma per la sua grandiosità; nel nostro teatro sarà molto apprezzata.»

Jean Sébastien Colau, la distribuzione di quanti cast si avvale? Chi danzerà la prima recita interpretandone i ruoli principali?

Jean Sébastien Colau: «Alla prima, nei ruoli di Medora e Conrad, danzeranno due eccellenti ospiti provenienti dall’Het National Ballet di Amsterdam: Maia Makhateli, una grande ballerina dei giorni nostri, già interprete del ruolo a Roma, in coppia con il giovane Jacob Feyerlik, recentemente nella veste del protagonista a Lubiana.
Nelle serate successive si alterneranno diversi cast composti dai nostri ottimi danzatori perfettamente in grado di eseguire i diversi ruoli. Medora e Conrad saranno Linda Messina e Michele Morelli che lavorano splendidamente, in alternanza con la giovanissima Carla Mammo Zagarella in coppia con Emilio Barone.
Oltre a questi due personaggi centrali esistono altri due ruoli principali, Gulnara e Lankedem, affidati fin dalla prima a dei nostri ballerini. Gulnara sarà interpretata nelle diverse recite da Giorgia Leonardi, tecnicamente molto forte, dalla bellissima Martina Pasinotti e dalla virtuosa Yuriko Nishihara; invece si alterneranno nella parte di Lankedem il dotatissimo Alessandro Casà, Diego Mulone, eccellente partner, e il bravo Alessandro Cascioli.
E ancora ci sono i ruoli di Birbanto e la sua amica, altri personaggi importanti e strategici della vicenda, rappresentati rispettivamente da Diego Millesimo con Romina Leone e da Giovanni Traetto con Valentina Chiuli. Poi le tre Odalische con due cast di interpreti e diverse sostitute, tutte molto belle.
Per i danzatori chiamati a cimentarsi nella varietà dei ruoli (“e la Compagnia può permetterselo!” – aggiunge Colau con un pizzico di orgoglio n.d.r), queste saranno splendide occasioni per affinare la loro esperienza tecnica e artistica. Dunque al Massimo esiste una Compagnia forte ed eclettica e tengo molto a sottolineare che a Palermo la buona danza esiste.
Mi auguro che, anche grazie a queste produzioni, possa diffondersi in Italia un maggiore rispetto per l’arte della danza che spero possa tornare a essere apprezzata così come lo sono la musica e il canto.
Il ballerino comincia giovanissimo a faticare, mette continuamente a dura prova il suo fisico attraverso una rigorosa disciplina con dispendio enorme di energia.
È perciò doveroso che quest’arte si riappropri, tra gli addetti ai lavori e tra il pubblico, dell’importanza posseduta in tempi storici illuminati, anche e soprattutto sui palcoscenici italiani.»

Diversi direttori del ballo di importanti teatri italiani, tutti provenienti dall’Opéra de Paris, hanno programmato per la loro compagnia questo balletto. Una bellissima conferma di come, con serietà e professionalità, finalmente in Italia sia possibile proporre la danza classica di ottima qualità. Secondo voi sarà la premessa per infondere nel pubblico il piacere di andare a teatro a vedere il “bel balletto”?

Agnès Letestu: «In Italia spesso si afferma che l’opera e il bel canto sono più popolari e più amati che il balletto. Io non lo credo affatto perché quando il pubblico, anche se neofita, si trova di fronte a un pregevole spettacolo di danza, magari senza sapere perché, ne resta avvinto e si appassiona. Non è indispensabile essere iniziati al balletto; molta gente di fronte a un prezioso allestimento ne resta catturata e la mancanza di interesse si trasforma in volontà di estasiarsi.
La qualità e la bellezza sono sempre vincenti.»

Jean Sébastien Colau e Agnès Letestu: «Quando tutto è ben eseguito il pubblico ne percepisce la qualità, nella consapevolezza di assistere a un evento di grande fascino artistico.
A questo fine è importante che il criterio di “costruire” un danzatore sia sorretto da correzioni tecniche recepite con la coscienza del loro senso e con la comprensione della verità implicita nel movimento: ogni singolo gesto diviene così manifestazione di un pensiero e di un fremito emotivo.
È sempre necessario e doveroso fare della danza e del balletto un’Arte.»

Grazie Agnès Letestu, grazie Jean Sébastien Colau e in bocca al lupo a voi e al Corpo di ballo palermitano.

Mariolina Giaretta

25/02/2023

Foto: 1. Jean-Sébastien Colau e Agnès Letestu; 2. Jean-Sébastien Colau, Direttore del Corpo di Ballo del Teatro Massimo Palermo; 2. Agnès Letestu, ph. Elias; Agnès Letestu, Linda Messina e Michele Morelli, prove Le Corsaire di José Carlos Martínez, Teatro Massimo Palermo, ph. Rosellina Garbo;

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