La recensione

Le Corsaire di José Carlos Martínez conquista il pubblico del Teatro Massimo di Palermo

Lunghi applausi per il Corpo di Ballo del Teatro Massimo di Palermo e per le étoiles ospiti in tutte le 5 recite de Le Corsaire di José Carlos Martínez, una versione in due atti, raffinata e elegante, chiara nella trama e fedele all’atmosfera byroniana, creata nel 2020 per il balletto dell’Opera di Roma, e riallestita per il balletto palermitano da Agnès Letestu. Applausi per le étoiles Maia Makhateli e Jakob Feyferlik, e per le coppie Linda Messina e Michele Morelli, Carla Mammo Zagarella e Emilio Barone, che si sono alternati nei ruoli della bella schiava Medora e del corsaro Conrad. Ottima la prova dei danzatori del Massimo, ben guidati da Jean Sébastien Colau, sia negli altri ruoli principali che nelle variazioni e nelle danze d’assieme di odalische, pirati e di corsari.

«Sulle serene onde del mar azzurro cupo
i nostri pensieri e i nostri cuori liberi e sconfinati al par di quello,
dovunque ci conduca il vento e il flutto spumeggiante,
un impero posseggono e una patria! []
Qui è l’irrequieta nostra vita, che divisa è sempre
fra gli affanni e l’ozio, sempre gioiosa al mutar della sorte.
Chi può dir questo come noi?
Non certo tu che schiavo di mollezze cadere il cuor ti sentiresti
all’agitarsi primo delle onde.
Né tu, fatuo signor di agi e di lascivie
cui più riposo non arreca il sonno che il piacere più non sazia.
Oh, chi può dir, se non colui che ha sperimentato nel suo cuore,
in trionfo danzando sull’oceano vasto,
il senso pieno della vita, il folle battere del polso,
il fremito che coglie chi solca queste vie senz’orma?»

Questo l’incipit del poema The Corsair di lord George Gordon Byron, poeta britannico, uno dei più illustri della storia della letteratura di lingua inglese. Uomo d’azione, rivoluzionario nella sua concezione di Bellezza e di Cultura perché profondamente intriso dello sturm und drang romantico, Byron visse la sua breve ma appassionata esistenza influenzando l’arte e la letteratura.

Il suo ardore romantico (sovente egli era personificazione delle figure letterarie da lui stesso create) ispirò opere di diversi musicisti tra cui Listz, Berlioz, Schumann, Čaikovskij, Verdi. Anche la danza conobbe la sua fascinazione; erano i tempi in cui le atmosfere esotiche seducevano, ammaliavano, appassionavano: tempeste di mare, pirati, corsari, intrighi negli harem dei pascià, donne velate dalle movenze seducenti, coinvolte in rapimenti e amori contrastati, incarnate in esili danzatrici avvinte in percorsi coreografici evocanti sortilegi di mandala incantati.

The Corsair, composto in versi da lord Byron nel 1814 e di ispirazione in parte autobiografica, fu allestito e adattato per il balletto alcuni anni dopo la sua morte per il Theatre Royal Drury Lane di Londra ed ebbe un buon successo. Successivamente la vicenda, musicata con intensità drammatica ma anche con soavità melodica da Adolph Adam, fu rappresentata con il titolo Le Corsaire nel 1856 a l’Académie Royale de la Musique di Parigi con l’adattamento di Joseph Mazilier per la celebre ballerina italiana Carolina Rosati. Ripreso qualche anno dopo nei Teatri Imperiali di San Pietroburgo, il balletto ebbe molte altre celeberrime versioni e, con l’aggiunta di brani musicali di altri compositori, costituì nel ventesimo secolo un’opera poco coesa e straripante di azioni astruse alla vicenda stessa, con il solo intento di creare variazioni di plateale complessità atte solo a evidenziare i virtuosismi dei danzatori.

Il Teatro Massimo di Palermo ha presentato dal 15 al 19 marzo 2023 un suo Corsaire di suggestiva bellezza, nella revisione coreografica di José Carlos Martínez, coreografo di eccellenti capacità descrittive e sensibilmente attento alla storiografia e alla drammaturgia delle opere che si appresta a portare sulla scena. In questa versione, creata per il Corpo di ballo del Teatro dell’Opera di Roma, Martínez ha contenuto il balletto in due atti, riportandolo alla sua originaria essenza con chiarezza di trama e con fedeltà all’atmosfera byroniana, sostenuto dalle eleganti scenografie e dalla finezza dei costumi di Francesco Zito, accarezzati dal bel disegno di luci di Jacopo Pantani. Tutto ciò ha impreziosito la danza del valente Corpo di Ballo palermitano che ha così felicemente rivelato il miracolo di trasformazione avvenuto in seno alla Compagnia, superbamente diretta da Jean Sébastien Colau.

I danzatori del Teatro Massimo (per l’occasione riuniti in un organico di 46 ballerini) sono giovani, agguerriti e mirabilmente formati nelle più grandi Accademie italiane. Rivolti alla perfezione, evidenziano gradevoli qualità di rigore tecnico con luminose caratteristiche di energia e purezza. Sorpresa piacevolissima, dunque, il lavoro svolto da Colau affiancato per queste rappresentazioni di Le Corsaire da Agnès Letestu, già sublime étoile in seno all’Opéra de Paris, che in qualità di Maître ha rimontato il balletto con grande sensibilità e intelligenza. AgnèS Letestu ha infuso nei ballerini tenacia e disciplina arricchendoli con la conoscenza, lo charme e la sensibilità interpretativa che le appartengono, forgiando così la Compagnia di tali aristocratiche qualità e rendendola pronta a interpretare, con toni e coloriture diverse, i differenti ruoli.

Il sipario si apre su una affollata piazza d’Oriente dove la vita di tutti i giorni si dipana tra mille mercanzie: tutto viene esposto al miglior offerente, anche le schiave. E su quella piazza avviene l’incontro e il coup de foudre tra Conrad, l’affascinante possente Corsaro, e Medora, prigioniera bellissima e “merce” di proprietà dell’astuto Lankedem. Ma Conrad non possiede monete d’oro per liberarla e quindi Medora andrà venduta al ricco Pascià che, incantato, decide di portarla nel suo harem. Comincia così la sofferenza d’amore dei due giovani costretti a un continuo perdersi e ritrovarsi che, tra rapimenti, combattimenti a scimitarra e fiori narcotizzanti, culminerà nella grande tempesta di mare in cui, unici, si salveranno e finalmente, sulla spiaggia deserta, potranno giurarsi amore eterno.

José Carlos Martínez ha saputo mantenere intatta, con chiarezza e linearità esponenziali, la struttura efficace e affascinante del racconto. Nella sua versione, creata nel 2020 per l’Opera di Roma, il coreografo ha voluto concentrarsi sulla vicenda eliminando alcuni personaggi inseriti all’inizio del Novecento, tra cui lo schiavo Alì, e, rivalutando il racconto, donare il senso ad alcune scene quali Le Jardin Animé che diverrà, similmente all’atto delle Ombre di Bayadère, il sogno del Pascià dopo aver fumato il narghilè. Ciò che caratterizza il suo linguaggio sono la fluidità del gesto, in particolare dei port des bras, e il preziosismo nell’aver conservato alcune perle come il Pas de trois des Odalisques, il Pas de Bottes e il Pas de Six del secondo atto, tramandate da generazioni di danzatori. La bella musica di Adam, eseguita da un’orchestra precisa e attenta è stata diretta, con elegante sensibilità, dalla giovane ed energica Mojca Lavrenčič che ha offerto una raffinata lettura della partitura cui, come tradizione vuole, sono aggiunti alcuni brevi brani di Pugni, Delibes e Drigo. La dinamica sul palcoscenico è pervasa di piacente energia e le danze d’assieme, molto ben eseguite dal corpo di ballo palermitano, si sono alternate a preziose variazioni di odalische, di pirati e di corsari.

Dopo le prime due recite del 15 e 16 marzo 2023 che hanno avuto per interpreti nei ruoli principali le étoiles Maia Makhateli, preziosa ballerina e interprete dalla tecnica ineccepibile e dalle linee purissime in coppia con il valente e brillante Jakob Feyferlik, il direttore Jean Sébastien Colau ha avuto l’intelligenza e la lungimiranza di affidare le parti principali delle recite successive ad altri due cast formati dai danzatori della Compagnia palermitana. Disposizione, questa, importante e proficua per cominciare a dare fiducia ai ballerini, rendendoli protagonisti e dimostrando come il corpo di ballo del Teatro Massimo, se ben stimolato e guidato, possieda delle notevoli qualità in continua crescita che andrebbero mantenute vive nel progetto di una Compagnia stabile con un ricco repertorio classico.

Tra gli interpreti principali oltre a Makhateli e Feyferlik vogliamo nominare Linda Messina, una Medora bella e tecnicamente precisa in coppia con Michele Morelli, un Conrad dalla presenza e dalla tecnica eccellenti (di lui sentiremo parlare ancora), alternati a Carla Mammo Zagarella, brillante ballerina di soli 23 anni, con a fianco Emilio Barone dimostratosi efficace nel ruolo.

E poi ancora, in alternanza, lo charme ammaliante di Giorgia Leonardi, Martina Pasinotti e Yuriko Nishihara nel ruolo di Gulnara; Alessandro Casà, Diego Mulone e Alessandro Cascioli interpreti vigorosi di Lankadem e ancora l’esuberante diavoleria di Diego Millesimo, Giovanni Traetto con Romina Leone e Valentina Chiulli rispettivamente Birbanto e la sua amica.

Abbiamo ammirato un susseguirsi di danze gradevolissime negli ensembles, possenti negli avvicendamenti dei personaggi maschili, deliziose ed eteree nell’atto de Le Jardin Animé, precise e virtuose nel celeberrimo Grand Pas de Deux su musica di Drigo.

Raffinate, seducenti e tecnicamente all’altezza le tre Odalische interpretate da Francesca Davoli, Michela Colino, Francesca Bellone in alternanza con Sabrina Montanaro, Michela Mazzoni e Chiara Sgnaolin.

Un plauso con merito va concesso anche a Guido Sarno, Maître de Ballet stabile della Compagnia che, accanto ad Agnès Letestu, ha saputo ben sostenerne il lavoro e curare l’impegno dei “suoi” ballerini.

A conclusione dello spettacolo, affascinato dalla giovane Compagnia palermitana e dagli étoiles ospiti, il numeroso pubblico del Teatro Massimo ha applaudito lungamente, con appagato stupore, la raffinatezza e l’eleganza di questo Corsaire che ci auguriamo possa avere numerose repliche nelle prossime Stagioni.

Mariolina Giaretta

23/03/2023

Foto: 1.-21. Maia Makhateli Jakob Feyferlik e il corpo di ballo del Teatro Massimo di Palermo, Le Corsaire di José Carlos Martínez, Teatro Massimo Palermo, ph. Rosellina Garbo; 22.-31. Linda Messina e Michele Morelli, Le Corsaire di José Carlos Martínez, Teatro Massimo Palermo, ph. Rosellina Garbo.

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