VALORE CULTURA

Le norme della Legge Bray per salvare e rilanciare le fondazioni lirico sinfoniche in difficoltà

Fondo rotativo per salvare le fondazioni in difficoltà, nuovi organi di gestione, nuove procedure per i contratti di lavoro. Nell’articolo le principali riforme stabilite dal Decreto Valore Cultura per gli ex enti lirici e i correttivi apportati dalla legge di stabilità 2014.

Per risanare le fondazioni liriche in gravi difficoltà economiche (una per tutte il Maggio Fiorentino) e rilanciare l’attività di tali fondazioni, il Decreto Valore Cultura o Legge Bray (Legge n. 91, G.U. 08/10/2013) è intervenuto in modo pesante nella gestione stessa delle fondazioni liriche con novità e provvedimenti che hanno sollevato in questi ultimi mesi non pochi dubbi soprattutto nelle fondazioni “virtuose”, dalla Scala di Milano all’Accademia di Santa Cecilia, tanto che alcuni correttivi e modifiche sono stati inseriti nella Legge di stabilità 2014 appena approvata.

Il Decreto Valore Cultura, in controtendenza rispetto al passato, scoraggia l’ingresso dei privati, riduce l’autonomia delle fondazioni e riporta tutte le fondazioni a essere strettamente controllate dal Ministero dei beni cultuali, dal Ministero delle finanze e dalla Corte dei Conti.

Analizziamo le novità principali alla luce anche dei correttivi inseriti nella legge di stabilità2014.

Un fondo rotativo e nuove procedure per il salvataggio delle fondazioni in crisi

Per le fondazioni in crisi economica che non possono far fronte ai debiti certi ed esigibili da parte dei terzi, o quelle commissariate da almeno due anni, il Decreto voluto dal Ministro Bray ha previsto un iter speciale. Le fondazioni possono accedere a un fondo di rotazione di 75 milioni di euro per il 2014 per la concessione di finanziamenti di durata fino a un massimo di 30 anni. Tale fondo è gestito da un commissario straordinario del Governo, ossia da Pier Francesco Pinelli nominato lo scorso 21 novembre dal Ministro Bray d’intesa con il Ministro dell’Economia e delle Finanze, Fabrizio Saccomanni.

Per accedere a tale fondo, gli ex enti lirici in crisi hanno dovuto presentare entro il 9 gennaio 2014 un piano di risanamento che interviene su tutte le voci di bilancio e in grado di riportare in tre anni la fondazione in condizioni di attivo patrimoniale e di equilibrio del conto economico. Tale piano doveva prevedere la riduzione fino al 50% del personale tecnico e amministrativo in organico al 31 dicembre 2012, una razionalizzazione del personale artistico nonché la cessazione dell’efficacia dei contratti integrativi aziendali in vigore e, per quanto riguarda gli stipendi, l’applicazione del minimo sindacale. Queste ultime norme sono state quelle ovviamente più contestate dai lavoratori dello spettacolo delle fondazioni.

Nonostante le contestazioni, ad oggi sembra che tutte le fondazioni liriche abbiano chiesto l’accesso a tale fondo. Uniche eccezioni il Teatro alla Scala di Milano, Santa Cecilia e il Teatro San Carlo.

I piani di risanamento, sono sottoposti in questi giorni al nuovo commissario straordinario del Governo che in 30 giorni dovrà valutare, d’intesa con le fondazioni, le eventuali modifiche e integrazioni. I piani approvati dal Commissario saranno poi sottoposti al Ministro dei beni e delle attività culturali e a quello dell’economia e delle finanze che li dovranno ratificare con un decreto che dovrà anche stabilire l’ammontare del finanziamento, nonché le modalità di erogazione e di restituzione.

Dure le sanzioni per le fondazioni che non hanno presentato o approvato un piano di risanamento entro il 9 gennaio 2014 e per le fondazioni che non raggiungeranno entro il 2016 condizioni di equilibrio strutturale del bilancio: saranno poste in liquidazione coatta amministrativa. C’è dunque poco da scherzare!

Segnaliamo che tra i compiti del neo Commissario governativo c’è anche il monitoraggio semestrale dello stato di attuazione dei piani di risanamento delle fondazioni che si esplica con relazioni semestrali da inviare al Ministero dei beni e delle attività culturali, a quello dell’economia e delle finanze e alla Corte dei conti. Le fondazioni sottoposte al piano risanamento hanno infatti il divieto di ricorrere a nuovo indebitamento per il periodo 2014-2016.

Nuovi organi di gestione delle fondazioni.

Il sovrintendente è nominato dal Ministero dei beni culturali

Il Decreto valore Cultura modifica pesantemente i vertici di tutte le fondazioni lirico sinfoniche con norme che dovranno essere applicate negli statuti delle fondazioni già entro il 30 giugno 2014 ed essere realmente operative al più tardi entro il 1 gennaio 2015.

Il Decreto diminuisce infatti i poteri del Presidente della fondazione, elimina il Consiglio di amministrazione che viene sostituito da un “consiglio di indirizzo”, e modifica la procedura con cui vengono nominati i sovrintendenti delle fondazioni lirico sinfoniche. Il sovrintendente, che sarà l’unico responsabile della gestione della fondazione, non sarà più nominato dal Consiglio di amministrazione della Fondazione ma direttamente dal Ministro dei beni e delle attività culturali su proposta del consiglio di indirizzo. E’ questo un ritorno ad un centralismo senza precedenti contro cui si sono schierati non pochi sovrintendenti e sindaci delle città. Il Presidente rimane sempre il sindaco del comune nel quale ha sede la fondazione (ma può essere anche un suo delegato) ma avrà solo funzione di rappresentanza giuridica dell’ente. Unica eccezione l’Accademia di Santa Cecilia a Roma.

Anche la futura composizione del Consiglio di indirizzo ha sollevato non poche perplessità. Sarà composto dal presidente e dai membri designati da ciascuno dei fondatori pubblici e dai soci privati che, anche in associazione fra loro, versino almeno il 5 % del contributo erogato dallo Stato. Il numero dei membri del consiglio di indirizzo non deve comunque superare i sette componenti, con la maggioranza in ogni caso costituita dai membri designati dai fondatori pubblici.

Un ritorno al centralismo e al controllo dello Stato sulla vita delle fondazioni si avverte esplicito anche nella composizione del collegio dei revisori dei conti, che sarà composto da tre membri designati rispettivamente dal Presidente della Corte dei conti, dal Ministero dell’economia e delle finanze e dal Ministero dei beni e delle attività culturali.

Una incredibile virata contro l’ingresso ai privati nella gestione delle fondazioni è costituita anche da un’ulteriore nuova norma che stabilisce che per essere considerati “soci privati” della fondazione e dunque essere ammessi al consiglio di indirizzo, il privato dovrà corrispondere un apporto finanziario pari al 3% dei costi di gestione della fondazione.

Segnaliamo che il sovrintendente – che potrà essere coadiuvato da un direttore artistico e da un direttore amministrativo – deve coordinare i programmi e la realizzazione delle attività, sia all’interno della gestione dell’ente sia rispetto alle altre fondazioni lirico sinfoniche, assicurando il conseguimento di economie di scala nella gestione delle risorse di settore e una maggiore offerta di spettacoli. Per evitare ad esempio che si realizzino spettacoli simili nei vari teatri, i sovrintendenti possono essere convocati in un’apposita conferenza presieduta dal direttore generale del Ministero dei beni culturali per favorire anche lo scambio di spettacoli, di singoli corpi artistici e di materiale scenico o la realizzazione di coproduzioni.

E’ chiaro che queste nuove norme sono state contestate dai sovrintendenti: secondo loro i nuovi organi di gestione voluti dal Decreto Valore Cultura potrebbero scoraggiare i privati perché saranno esclusi dalla possibilità di avere voce in capitolo nell’amministrazione della fondazione.

Il Ministro Bray ha accolto solo parzialmente queste critiche. Nella legge di stabilità 2014, approvata lo scorso 23 dicembre 2013, ha infatti inserito all’articolo 11 del Decreto Valore Cultura il comma 19 bis che ripristina l’individuazione da parte del Mibact di concerto con il Ministero dell’Economia e delle Finanze di fondazioni lirico sinfoniche che possono dotarsi di forme organizzative speciali qualora sia in possesso di particolari requisiti fra cui la rilevanza internazionale, un’eccezionale capacità produttiva, rilevanti ricavi propri, significativo e continuativo apporto finanziario di soggetti privati. E sempre nella Legge di stabilità 2014 è stata introdotta una norma per cui alla Fondazione Teatro alla Scala non si applica la norma che obbliga la Fondazione a sostituire il suo CdA con un consiglio di indirizzo.

Nuove procedure per i contratti di lavoro

E’ lo Stato che ha l’ultima parola

Il Decreto Valore Cultura interviene in modo pesante anche in materia di contratti di lavoro.

Si stabilisce infatti che “il contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato presso le fondazioni lirico sinfoniche è instaurato esclusivamente a mezzo di apposite procedure selettive pubbliche”. Questo significa che le assunzioni a tempo indeterminato potranno avvenire solo a seguito di concorsi o audizioni pubbliche. Questo determina che gli attuali “aventi diritto”, ossia lavoratori a tempo determinato che hanno maturato in passato il “diritto” ad essere assunti a tempo indeterminato ben difficilmente potranno riuscire ad essere impiegati stabilmente nelle fondazioni senza passare per concorsi pubblici.

Sempre il decreto stabilisce che “per la certificazione, le conseguenti verifiche e le relative riduzioni del trattamento economico delle assenze per malattia o per infortunio non sul lavoro, si applicano le disposizioni vigenti per il pubblico impiego”. Una norma che ribadisce la gestione “statale” di tali Fondazioni.

Nuova è anche la modalità di sottoscrizione del contratto aziendale di lavoro. In sostanza, pur adeguandosi alle prescrizioni del contratto di lavoro, ogni fondazione sottoscrive il proprio contratto aziendale con le proprie organizzazioni sindacali interne indicando in modo chiaro la quantificazione dei costi contrattuali. Tale accordo, per entrare in vigore, deve passare l’approvazione della Corte dei Conti che entro 30 giorni certifica l’attendibilità dei costi quantificati e la loro compatibilità con il bilancio della fondazione. Se la Corte dei Conti approva o non si esprime negativamente, l’ipotesi di accordo passa nelle mani del Ministero dei beni e delle attività culturali e del Ministero dell’economia e delle finanze che autorizzano la fondazione a sottoscrivere definitivamente l’accordo. In caso di un no da parte della Corte dei conti o dei Ministeri competenti, la fondazione deve riaprire la trattativa con i sindacati e ricominciare l’iter.

Nuove piante organiche

Il decreto stabilisce che entro il 30 settembre 2014 le fondazioni devono rideterminare l’organico necessario all’attività da realizzare nel triennio successivo garantendo l’equilibrio economico-finanziario e la copertura degli oneri della dotazione organica con risorse aventi carattere di certezza e stabilità.

 

Vedremo nei prossimi mesi se i piani presentati dalle fondazioni liriche in difficoltà saranno approvati dai Ministeri competenti e dalla Corte dei Conti. Vedremo dunque quali e quanti ex enti lirici avranno dunque saputo proporre piani di risanamento convincenti dimostrando, carte e accordi con i sindacati alla mano, di essere in grado di riportare entro il 2016 le fondazioni in condizioni di attivo patrimoniale e di equilibrio del conto economico. Vedremo se i sindacati approveranno contratti aziendali di lavoro in grado di supportare tale piani e se lo Stato, le Regioni e gli enti territoriali si impegneranno a dare risorse certe per un triennio in modo da non minare dall’alto l’attendibilità di tali piani. Vedremo anche se le nuove norme sugli organi di gestione non produrranno emorragie nell’intervento dei privati.

Le variabili per il successo sono tante e vedono coinvolti tanti soggetti. Ci auguriamo che queste norme servano realmente a salvare e rilanciare le fondazioni liriche e non si trasformino in una sequela di liquidazioni coatte amministrative ossia nello strumento per chiudere in modo definitivo i sipari.

Francesca Bernabini

12/01/2013

Nella foto: Teatro alla Scala – Il Lago dei cigni  versione Nureyev – ph. Lelli E Masotti

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Un Commento

  1. angelacaprara

    Il Decreto è una conseguenza necessaria all’indebitamento di molte fondazioni liriche ,forse una possibilità per non fallire ma tutto dipende dall’impegno che verrà profuso e dal mantenimento progettuale dei diversi Consigli d’Indirizzo e forze politiche. Il problema nasce dalla prevalenza del potere politico su quello delle maestranze artistiche ,mi chiedo cosa possano saperne di teatro molti sindaci italiani o come si possa affidare la gestione ed organizzazione del comparto Danza ad illustri signori non esperti del settore. Musica ,opera e danza sono cose diverse ed occorrono progettazioni diversificate e responsabili in piena autonomia . In quanto ai contratti veramente pietoso !!!!! Una volta uscì una petizione “Perchè non pagare i ballerini quanto i calciatori ???” anche se provocatorio si voleva mettere in rilievo l’assurdità di sprecare miliardi per i calciatori solo perchè appartengono al giro finanziario d’eccellenza e fruttano soldi contro la penalizzazione e non considerazione del lavoro dei ballerini .Anche questi lavorano a scapito del proprio corpo ed in più offrono cultura mantenendo in vita le tradizioni millenarie del patrimonio italiano.Sicuramente da questo decreto ci si aspettava più considerazione ;i tagli alle spese sarebbero più opportuni in altri settori e campi anche all’interno degli stessi teatri. Non dimentichiamoci che in questi anni sono state fatte assunzioni senza concorso ,conseguenza delle cariche politiche gestionali delle fondazioni !!Inoltre mettere in difficoltà l’intervento dei privati non giova alle fondazioni che non potranno farcela con il badget statale .

    Gen 12, 2014 @ 18:43:30

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