La recensione

Osipova e Polunin alla Scala: quando Giselle è “maudite”

Due serate della recente Giselle scaligera hanno catalizzato l’attenzione generale: quelle che hanno visto protagonisti Natalia Osipova e Sergei Polunin. Al di là dell’indubbia bravura e dell’innata teatralità dei due ospiti, occorre rilevare la bellezza complessiva di questa produzione. Ottima la prova della Prima ballerina Nicoletta Manni nei panni di Myrtha.

È tempo di Giselle in Italia, da nord a sud. E mentre le repliche del balletto romantico per eccellenza si sono esaurite alla Scala, cominciano le recite al Teatro San Carlo di Napoli. Comune denominatore ad entrambe le produzioni è la presenza di Svetlana Zakharova, étoile del Teatro alla Scala e del Teatro Bol’šoj, nei panni della protagonista. A Milano, però, due serate hanno catalizzato l’attenzione del pubblico e della stampa: quelle che hanno visto protagonisti Natalia Osipova e Sergei Polunin. Curiosamente, il nome di Polunin comparve all’annuncio della nuova stagione del Massimo napoletano per poi (come troppo spesso accade ultimamente…) sparire. A seguito di un infortunio di David Hallberg, che avrebbe dovuto interpretare Albrecht, il nome di Polunin è spuntato nella Giselle scaligera… e, a sorpresa, anche il giorno 18 al San Carlo in sostituzione di Ruslan Skvortsov. Corsi e ricorsi ballettistici.

Com’è stato, dunque, lo spettacolo scaligero con la coppia Natalia Osipova e Sergei Polunin? È stata indubbiamente una serata in cui si è fatta valere la ‘bella danza’ e che, al di là degli ospiti prestigiosi, ha mostrato ancora una volta l’eccellenza raggiunta dalla Giselle scaligera, magnifica per allestimento (le scene e costumi di Aleksandr Benois che enfatizzano il sublime di Giselle, lasciandosi alle spalle le atmosfere algide dell’Ottocento), coreografia (la ripresa di Yvette Chauviré) e per l’indubbia bravura del Corpo di ballo. Quando Natalia Osipova esce dalla casetta, si intuisce da subito un’immagine di grande teatralità e che nell’immediato impone allo spettatore la propria chiave di lettura del personaggio. Fresca e limpida nella pantomima, si fa valere in forza del salto altissimo e del cesello veloce della piccola batteria: già questo dovrebbe far riflettere sul perché al suo al esordio questa Giselle – ideale sì nelle proporzioni ma prorompente nel fraseggio e nella dinamica – fece così scalpore in Russia. La stessa Osipova, del resto, ha dichiarato che non preferisce ballare a San Pietroburgo, patria e baluardo della grande tradizione ballettistica. Nell’atto bianco, la consonanza all’ossatura coreografica e allo stile aérienne si fa più evidente, mediante un aplomb sfoggiato con grande sicurezza e l’impalpabilità delle braccia. Nel tratteggiare la fanciulla-fantasma è anche aiutata dalla particolare conformazione del volto: gli zigomi molto alti tendono quasi a scavarle le guance.

Sergei Polunin non è classico danseur noble. Anzi, a ben vedere è l’esatto opposto. Fisico nervoso, capelli lunghi e spettinati, volto un po’ emaciato, sguardo magnetico. Insomma, il classico “non bello ma piace”: e lui ne sembra ben consapevole. È stato un Albrecht di raro impatto teatrale fin dall’ingresso, togliendo al personaggio quella patina un po’ retorica e affettata: l’uso della pantomima e del recitato è estremamente moderno, eloquente e utilizzato a fini espressivi. Il salto come il giro sono belli e luminosi, così come l’uso della batteria. Alla fine, risulta addirittura verosimile che Giselle voglia risorgere per un principe simile.

Nicoletta Manni è stata una Myrtha eccellente. Sempre nobile e regale nel portamento, ha saputo coniugare un salto sicuro ad un uso morbidissimo delle braccia. È senz’altro fra le promesse scaligere da seguire con più attenzione: le “ballerine scaligere”, quelle che idealmente si inseriscono nel filone che parte da Carla Fracci e Vera Colombo, al momento mancano e questa giovanissima interprete fa sperare il meglio. Altrettanto degne di lode le due Villi di Antonina Chapkina e Alessandra Vassallo. La stessa Vassallo insieme a Walter Madau ha interpretato il Passo a due dei contadini. Una bella prova la loro caratterizzata da buona musicalità e dinamica sempre brillante.

Al di là dei singoli nomi che potremmo inserire in questa recensione, torniamo a ribadire che l’intero Corpo di ballo scaligero è stato ottimo: non solo il comparto femminile davvero superbo all’atto bianco, ma anche tutti i solisti che hanno preso parte al primo atto. La conduzione di Patrick Fournillier, a capo dell’Orchestra del Teatro alla Scala, ha splendidamente messo in risalto l’afflato e l’atmosfera romantica della partitura. Così, mentre vediamo Albrecht che lentamente si incammina verso il giorno che albeggia senza Giselle… diventa un po’ più difficile tornare alla vita di tutti i giorni.

Matteo Iemmi

19/04/2015

Foto: Natalia Osipova e Sergei Polunin in Giselle al Teatro alla Scala, ph. Brescia e Amisano

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