La recensione

Virna Toppi e Marco Agostino ne Lo Schiaccianoci di Nacho Duato al Teatro alla Scala

Torna anche quest’anno al Teatro alla Scala Lo Schiaccianoci di Nacho Duato. Uno Schiaccianoci di impianto neoclassico, asciutto, agile anche se a tratti stringato e privo della tinta agrodolce che connota il balletto delle festività natalizie per antonomasia. Buona la prova di Virna Toppi e Marco Agostino nei ruoli principali e dell’intera compagine scaligera; eleganti Antonina Chapkina e Jacopo Tissi solisti nella Danza francese. Repliche fino al 13 marzo 2016.

Niente neve per le strade, niente atmosfera festiva o sognante ma è una pioggia leggera e impalpabile che domenica 14 febbraio accoglie la terza replica dello Schiaccianoci di Nacho Duato al Teatro alla Scala. Dopo le prime recite che hanno visto come protagonisti l’étoile Roberto Bolle e l’ospite Maria Eichwald – già interpreti del titolo la scorsa stagione – il Balletto della Scala torna a proporre alcuni dei propri elementi interni. Abbiamo ritrovato la coppia formata da Virna Toppi e Marco Agostino, protagonisti alcuni mesi fa della Manon di MacMillan, in ottima forma. Di Virna Toppi colpisce ancora una volta la bellezza delle linee di gambe e braccia così come il fraseggio dolce e ingenuo impiegato nel primo atto a tratteggiare Clara alle soglie dell’adolescenza. Molto bene anche nelle insidie (lift molto frequenti ed equilibri preziosi) del passo a due finale. Bel legato e buona musicalità anche per Marco Agostino, un Principe convincente e di tecnica sicura. Note positive anche per il Corpo di ballo, qui utilizzato in formazione un po’ ridotta, ad eccezione del Valzer dei Fiori orchestrato in modo fastoso. Convincente la prova dei solisti del divertissement del secondo atto dove sono spiccati per eleganza Antonina Chapkina e Jacopo Tissi nella Danza francese. Ottima la direzione di Vladimir Fedoseyev a capo dell’Orchestra del Teatro alla Scala.

Della concezione coreografica di questo Schiaccianoci si è già detto molto l’anno scorso ma forse sarà il caso di spendere ancora due parole a riguardo. Nacho Duato con Lo Schiaccianoci giunge al suo terzo ripensamento dei grandi titoli di repertorio dopo Romeo e Giulietta nel 2011 e La bella addormentata nel 2012. Tutti titoli recenti, quindi, creati per il Balletto del Teatro Mikhailovskij di San Pietroburgo diretto da Duato fino al 2014. Quello visto alla Scala è uno Schiaccianoci di impianto neoclassico, asciutto, agile anche se a tratti stringato. Insomma, la melanconia e il sapore agrodolce del balletto a tratti vengono meno. L’idea in sé di ricollocare la vicenda del primo atto nel 1918 sarebbe anche affascinante ma la danza non sembra risentirne particolarmente. Anzi, ciò che rimane più impresso della scena della festa sono le scene e i costumi di Jérôme Kaplan, esaltati nelle fogge cangianti dalle luci di Brad Fields.

Il secondo atto inizia con il divertissement e Duato ne spiega così la scelta: «Ho tagliato qua e là la musica, ma ho mantenuto la storia quasi senza alcun cambiamento. L’unica cosa che davvero non capisco è: se il Re dei Topi viene colpito a morte alla fine del primo Atto, come può essere ancora vivo nel secondo? Nella mia versione lo faccio morire nel primo Atto, mentre la Danza spagnola apre l’Atto secondo». A voler fare le pulci a questa affermazione si potrebbe però obbiettare che il Re dei Topi non risorge: ne ritorna semplicemente il tema musicale per spiegare alla Fata dei Dolciumi cos’è successo a casa di Clara (Lo schiaccianoci di George Balanchine, ad esempio, è chiarissimo da questo punto di vista). Di questa stringatezza o economia coreografica soffre in particolar modo il divertissement, presentato in modo quasi didascalico attraverso immagini simboliche che giganteggiano sulla scena (un ventaglio per la danza spagnola, un enorme serpente strisciante per la danza araba…). Ne patisce anche la danza, come nel caso della Danza cinese, da sempre momento di virtuosismo nell’utilizzo dei salti e qui ridotta quasi ad una caricatura. Peccato. Come già accennato, il Valzer dei Fiori e il Passo a due finale vengono invece confezionati in una veste sfarzosa ed elegante, esaltati anche dal piacevolissimo effetto prospettico delle scene. Forse uno Schiaccianoci in linea con l’era di internet 2.0, dove anche i sogni e gli incubi sembrano perdere il loro sapore.

Calorosa la risposta da parte del pubblico. Le repliche proseguono fino al 13 marzo 2016.

Matteo Iemmi

17/02/2016

Foto: Virna Toppi e Marco Agostino, Lo schiaccianoci di Nacho Duato, ph Marco Brescia e Rudy Amisano, Teatro alla Scala.

 

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