Scuole di danza

La segretaria delle scuole di danza. Conversazioni tra genitori e personale di segreteria

Il personale di segreteria è il biglietto da visita della scuola di danza. Ricopre un ruolo importantissimo anche se spesso è erroneamente reputato di secondo piano. Nelle scuole di danza si trovano segretarie e segretari precisi, efficienti e disponibili ma anche personale poco formato che non contribuisce a chiarire i dubbi dei genitori che si avvicinano per la prima volta a una scuola di danza. Sempre con ironia affrontiamo il tema provando anche a metterci nella testa dei genitori.

Nell’articolo Vorrei iscrivere mio figlio a danza. Conversazioni tra genitori e insegnanti avevo scherzato sulle “possibili” conversazioni tra il direttore di una scuola ed un genitore, nuovo della scuola, interessato ad avere informazioni sui corsi della scuola di danza. In quel caso il punto di vista privilegiato era quello del direttore. Proviamo invece ora a metterci nei panni del genitore e a pensare con chi si relaziona oggi dato che ormai molti direttori sono impegnati in aula con le lezioni di danza.

Chi prende il comando del front office? Generalmente una segretaria!

Ma prima di occuparci di lei (o di lui) facciamo però un attimo un passo indietro e analizziamo il materiale che un genitore ha avuto a disposizione prima di entrare nella scuola.

Già da questa estate e per tutto il mese di settembre è stato sommerso da pubblicità di ogni genere e tipo. Mai come quest’anno pare che tutti abbiano anticipato i tempi rispetto agli altri anni, comprese le scuole di danza: le foto dei profili social di insegnanti e direttori sono cambiate già da ferragosto, da quelle di fighi tutti abbronzati nelle più cool località di mare, a quelle delle locandine della propria scuola di danza.

Locandine spesso super colorate condite con slogan che tra le righe sembrano dire:

“DAI VIENI DA NOI PERCHE’ NOI SIAMO PIU’ BELLI” con la foto magari rubata senza permesso ad un fotografo famoso (e ci credo che siete belli! Quelli in foto sono gi allievi del Teatro dell’Opera di Parigi).

“DAI VIENI DA NOI PERCHE’ SIAMO PIU BRAVI” con la foto della ragazzina più grande della scuola, tutta storta in en dedans con i laccetti delle punte legati alla carlona (Porella, la fanno passare per star ignara del fatto che mezzo web sta ridendo alle sue spalle).

“VIENI DA NOI PERCHE’ CON 25 EURO AL MESE FAI TUTTE LE DISCIPLINE (manca solo che me spicci casa due volte alla settimana e ti scelgo!).

Potrei continuare al’infinito tra uso e abuso delle parole professionalità, qualificazione, affiliato di qua e di là, riconosciuto di sopra e di sotto.

Tutto questo genera chiaramente, come ogni anno, grande confusione agli occhi dei genitori che si stanno girando intorno per poter capire a quale scuola di danza poter affidare i propri figli. Ma non è tutto.

A generare ulteriore confusione molto spesso sono anche quelli che dovrebbero essere degli addetti ai lavori. Più propriamente quelli che si occupano di dare informazioni, ossia il personale che si occupa di dare informazioni che nelle scuole di danza quasi sempre coincide con il personale di segreteria. Capita spesso infatti che chi ricopre questo ruolo, non ha ricevuto una formazione idonea per affrontare le più disparate richieste degli utenti. Questi ultimi d’altro canto, non essendo del mestiere, fanno domande a volte assurde ma spesso legittime proprio perché nuovi al mondo tersicoreo e a quello che ci ruota intorno.

Ho conosciuto segretarie mamme di direttrici e direttori che tessevano le lodi dei propri figli che la Semionova e Bolle a confronto sono due ragazzini alle prime armi. Ho sentito dire: “Mio figlio che è il direttore della Scuola, ha studiato alla Scala, sopra la Scala, affianco alla Scala (speriamo non sotto la Scala perché porta sfiga), al Teatro dell’Opera di qua, di là, a destra, a sinistra. Ha 19 anni ma ha girato il mondo ed è lanciatissimo!” Ora vien da sé che se è così giovane due sono le cose: o questo figlio era troppo bravo per tutte queste accademie per cui metteva in difficoltà gli altri compagni di corso e quindi lo hanno mandato via perché ritenuto TROOOPPO dotato o è stato bocciato dappertutto e quindi alla fine si è arreso tentando una strada “più facile” come aprire una scuola di danza (a proposito… è stato facile come pensavi?). Questo gli ha consentito e gli consente probabilmente di poter sbandierare ai quattro venti quei 15-30 giorni di prova fatti da una parte e mai superati o uno stage di una settimana (ad essere ottimisti) con qualche docente di questi Teatri, o ancora di aver conseguito, “grazie” ai vari enti,  “diplomi” di qua e di là spacciandoli per megatitoli quando in realtà sono solo carta straccia. O ancora riconoscimenti, targhe, coppe e medaglie conseguiti ai “CAMPIONATI” intergalattici di danza classica (giuro che non sto scherzando!)… vizi questi ultimi che – a dire la verità – non si disperdono con l’avanzare dell’età di alcuni direttori ma anzi a volte si amplificano grazie al numero di trofei conseguiti del direttore-docente in questione.

Come può un genitore, che non mastica danza, capire qualcosa? Ti ha appena detto che non capisce nulla e vuol sapere un po’ come funziona: che esordisci a fare in questo modo? Gli puoi dire pure che tuo figlio ha studiato con CIOLANKA SBILENKA che sgranerà gli occhi e ti dirà che non la conosce, ma per non contraddirti dirà magari che l’ha sentita nominare.

C’è poi la segretaria mamma dell’allieva storica della scuola! Tutto lei capisce, tutto lei sa e la figlia è l’esempio di quanto sia valida quella scuola. La sua presenza dietro quella scrivania ne avvalora ancora di più la tesi.

Poi c’è la segretaria straniera. Ora mi chiedo: se già tra quelli che parlano la stessa lingua si fa una confusione terribile e non ci si capisce, mi spiegate come può questa povera donna, dare informazioni dettagliate e chiare? Lodevole l’idea di inserirla nel mondo del lavoro, ma forse bisognerebbe prima metterla nelle condizioni di conoscere meglio la lingua per evitare di metterla in ulteriore difficoltà, no?

Lasciamo stare poi quelle che ti verrebbe da dire: “Buongiorno Eh?! GENTE ALLEGRA IL CIEL L’AIUTA”.

Ma quelle che farei Sante subito, sono quelle “poverine” che si debbono dividere tra segreteria, lezioni da allieva, tata alle bambine piccole e stare attente che i fratellini in sala d’attesa non smontino la scuola mentre lei bada a 100 cose insieme.

Ma se pensate che questi siano esempi solo ed esclusivamente in riferimento alle piccole/medie scuole di danza private, posso garantirvi che anche in alcune di quelle più “grandi” e più “importanti”  la musica non cambia.  Mi sono imbattuta personalmente molto spesso in telefoni che squillavano in orario di ufficio senza che nessun addetto rispondesse. Mi sono trovata personalmente, vis à vis, ad avere a che fare con la superficialità, l’approssimazione e la maleducazione di molti addetti alla segreteria che vagavano in un mare di NON LO SO, FORSE, MI PARE, LE FARO’ SAPERE, DEVO CHIEDERE, RIPASSI FRA QUALCHE GIORNO.

Ma per fortuna, come in tutte le cose, non siamo tutti uguali. Ho avuto a che fare anche con segretarie e segretari di una precisione maniacale, cortesi, in gamba e disponibili, persone che svolgono il loro lavoro in una maniera egregia e con passione e a cui andrebbe riconosciuto un encomio già solo per il fatto che si occupano della parte più “antipatica” di tutta la attività. Non è facile infatti seguire tutto: dalle richieste di informazioni alla gestione delle lamentele rimanendo sempre gioviali e sorridenti; curare la contabilità ed esserne responsabili; avere il pugno fermo e deciso con l’utenza senza mai perdere il sorriso e i modi gentili. Ed avere tutte le competenze che il ruolo richiede anche se – erroneamente – è un ruolo che solitamente viene percepito e considerato come un “ruolo secondario”. Non lo è affatto. Innanzitutto consideriamo che in linea di massima la persona che si occupa di dare informazioni, è il primo viso che un nuovo cliente incontra al suo ingresso in una scuola di danza e pertanto è fondamentale che sia preparato su tutti i fronti, oltre ad avere un certo garbo nell’accoglienza e nei modi di fare. Quelli non guastano mai, a prescindere dal lavoro che si svolge o dal ruolo che si ricopre.

Per cui cari Direttori, ora che siete nella fase calda delle iscrizioni, tenete in considerazione anche questo aspetto. Il personale di segreteria è il vostro biglietto da visita e spesso è quello che fa la differenza tra voi ed un altra scuola. Tenetelo bene a mente!

Proviamo ora per un attimo a metterci nei panni di un genitore. Per una volta dimentichiamo di essere degli “scienziati” della materia e proviamo ad immaginare cosa vorrebbero sentirsi dire un padre, una madre o una nonna quando chiedono delle informazioni.

Spesso si trovano di fronte una segretaria che gli scaglia contro un’infinità di informazioni dando per scontato che loro tutto conoscano. Parla con termini tecnici tipo: “facciamo un lavoro mirato di en dehors, seguiamo il metodo Vaganova, Cecchetti o Rad di classico, per il contemporaneo Graham, Limon, Cunningham,  e  ecc. ecc.”. Proviamo a pensare che idea si possano fare gli interlocutori:

L’ Andreò deve essere qualcosa di importante anche se non so esattamente di che si tratta, ma se è mirato qualche motivo ci sarà! Il Metodo Vaganova deve essere per forza una cosa russa perché si sa che la danza migliore sta in Russia. Cicchetto deve essere una cosa italiana, qualcosa che ha a che fare con l’equilibrio. Rad? Rad rad rad…..ah boh? La danza contemporanea? Ah si ho visto il saggio di mia nipote è quella sempre triste dove la gente si contorce e soffre. Gram deve essere una cosa francese che indica grandezza, si capisce per intuito perchè è onomatopeico come termine. Limon deve essere una cosa acida assai, no no…non voglio mia figlia diventi antipatica e CANNINGAM deve essere qualcosa anni Sessanta e si chiama così è perché diventata famosa grazie ad Happy Days e Fonzie.”

Ecco… perché non proviamo un pochino tutti a spiegare velocemente meglio quello che facciamo? Di confusione in giro già ce n’è troppa e così non aiutiamo i genitori a fare chiarezza nei meandri di questa selva a loro oscura. Non che dobbiamo tenere lezioni di storia della danza o un corso accelerato di tecnica (di quelli ce ne sono a iosa, ma dovete almeno dedicarvici un sabato ed una domenica e poi potrete anche insegnare). Ma se usate alcuni termini, non utilizzateli solo per il gusto di ascoltarvi. Sinceratevi almeno che dall’altra parte ci sia qualcuno che vi capisca. Il più delle volte bastano poche informazioni chiare. Siate trasparenti nelle comunicazioni di quelle che saranno le spese durante il corso dell’anno perché la prima cosa che un genitore in genere vuol sapere è proprio quella. La prima domanda è sempre (o quasi): “quanto costa?” Molte volte non è neanche per cattiveria o per partito preso che ve lo chiedono, ma soprattutto per la valutazione e l’organizzazione della disponibilità economica familiare. Informateli che ci saranno delle quote saggio da sostenere e in che misura (più o meno) quote costumi ed eventuali extra. Forse eviterete di trovarveli di fronte a metà o a fine anno a ritirare i loro figli perché magari non possono sostenere spese non messe in conto e anche perché un po’ si sono sentiti presi in giro per omesse informazioni.

Evitate discorsi lunghi in cui non date spazio ai genitori di intervenire per chiedere le cose più disparate e dissipare dubbi. Probabilmente è capitato spesso e non ve ne siete accorti, perché chi in genere chi parla molto lo fa pensando che l’altra persona sia attenta e concentrata su quello che state dicendo e sovente le persone che vi ascoltano fanno finta di essere interessati, perché magari non vogliano offendervi  dicendo che siete invece fastidiosi. In genere gli interessa solo sapere lo stretto necessario ed andare via (in qualche caso sicuramente si incontra il genitore che chiede in modo approfondito, per carità, ma la proporzione di questi genitori-voglio-sapere-tutto è in genere 3 su 10).

Magari hanno lasciato il cosciotto di agnello al forno a cuocere a bassa temperatura, ma nel frattempo per venire da voi ed ascoltarvi sono già passate tre ore, e gli rimane solo mezz’ora per rientrare a casa col traffico ed evitare che vada a fuoco la cena.

L’eccesso guasta tutto: quantità e qualità. Le deforma, le sciupa e spesso le corrompe.

Buonsenso in ogni cosa e sempre!

Teresita del Vecchio

01/10/2017

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