Scuole di danza

Vuoi diventare un insegnante di danza e il tuo sogno è aprire una scuola di danza? Dieci (d)-istruzioni per l’uso.

Dieci spunti di riflessione indirizzati principalmente a coloro che sognano di aprire una scuola di danza o che questo sogno lo hanno realizzato da poco. Spunti validi per tutti, che affrontano il tema delle doti necessarie per lanciarsi con il giusto passo in questa impresa (umiltà, pazienza, studio, gavetta...) e che mettono in guardia da errori o vizi fin troppo comuni, dalla pubblicità ingannevole ai curriculum taroccati.

Settembre è arrivato e con esso il fatidico momento dell’apertura delle scuole, comprese quelle di danza. Su Danzaeffebi abbiamo già provato a aiutare i genitori nella scelta di una scuola di danza suggerendo loro di scegliere sicurezza e affidabilità diffidando i discount, abbiamo suggerito loro di prendere anche informazioni preventive sui costi del saggio di fine anno per evitare brutte sorprese, e abbiamo risposto al quesito A quale età è corretto iniziare lo studio della danza. Abbiamo anche giocato con le conversazioni tra genitori e direttori di scuole di danza al momento delle prime informazioni proponendo situation comedy di assoluta fantasia, volutamente esagerate per riderci su, senza offesa per nessuno.

E ci siamo anche rivolti agli insegnanti e ai direttori pubblicando 10 consigli per aprire una scuola di danza, consigli ancora oggi di assoluta attualità dato che, a dispetto di un momento storico dove si registra un netto calo delle nascite (dati Istat maggio 2018), l’apertura di nuove scuole di danza è un fenomeno che in proporzione non subisce flessioni. Anzi.

E se molte sedi storiche chiudono i battenti (a volte per il naturale ricambio generazionale altre volte, ahimé, perché la qualità formativa non è automaticamente sinonimo di successo economico), altre ne prendono prontamente il posto, o come spore si moltiplicano nei dintorni spuntando come funghi anche nei luoghi meno adatti e più improbabili.

Riprendiamo dunque volentieri l’argomento dell’apertura di una nuova scuola di danza affrontandolo ora con un piglio volutamente satirico, spiritoso, a tratti forse esagerato ma sempre con l’intento di non offendere nessuno. Pertanto specifichiamo subito che ogni riferimento a fatti e persone è assolutamente casuale in quanto puramente frutto della fantasia.

Ecco dunque 10 nuove (D)- istruzioni per aprire una scuola di danza, 10 spunti di riflessione che si rivolgono principalmente a tutti coloro che per amore dell’arte e della danza (o per altro) vogliono rispondere affermativamente alla presente domanda:

Vuoi diventare un insegnante di danza e il tuo sogno è aprire una scuola?

Ripeto. Se la risposta è affermativa armatevi di buona pazienza, sedetevi un attimo, leggete con calma (possibilmente fino in fondo) perché non sarò breve. E scusatemi fin da ora se vi darò del tu!

Caro insegnante,

1 – SII UMILE

Diversamente non imbarcarti proprio in una simile impresa. L’umiltà non deve essere vissuta come un ostacolo, un handicap oppure una vergogna. Anzi. Saper riconoscere i propri limiti del momento ed impegnarsi per migliorare con il tempo, darà invece i suoi frutti; a te come persona darà un valore aggiunto nella vita. Di umiltà non è mai morto nessuno, di superbia pare di sì e si dice che renda anche il sangue amaro. Se ne sei predisposto di natura meglio, ma non dimenticare mai che si fa più fatica a rimanere umili nei momenti di maggior successo che in quelli di sconfitta, quindi non sottovalutare mai questa virtù.

 

2 – STUDIA

Fallo da giovane e anche quando non lo sarai più. Apri gli occhi, esci dalla tua scuola, guardati intorno, confrontati, analizza gli altri e te stesso con occhio critico ma obiettivo, vai a teatro, conosci la concorrenza, ma STUDIA, sempre, con rigore, con il cuore aperto e l’animo ispirato. La danza è in continua evoluzione e devi stare al passo. Sempre!

Ricorda che se sei un buon danzatore questo non ti dà la garanzia che sarai anche un buon maestro (è anche vero il contrario!). Insegnare è una responsabilità grande e una missione.

Diversamente se ti senti incline alle missioni ma non allo studio, la domenica vai a messa a fare il giro della questua tra i fedeli col cestino: è un bel gesto di disponibilità anche quello, ma almeno una volta consegnati i soldi al prete, sarai sicuro di non aver arrecato danni a nessuno.

Non soffermarti solo nello studio pratico della tecnica, ma studia, anzi mangia, libri di teoria, anatomia e psicologia applicata alla danza. Non puoi pretendere che i tuoi allievi migliorino l’en dehors tonificando lo sternocleidomastoideo… prima di dire castronerie informati esattamente dove è collocato questo muscolo e poi capirai perché è impossibile.

 

3 – FAI LA GAVETTA

Guarda, segui e apprendi da chi questo mestiere lo fa con criterio, dedizione, abnegazione e soprattutto da coloro che hanno delle indiscusse capacità didattiche e profonda conoscenza della materia.

Non basta aver studiato la teoria. Stare a contatto con bambini e ragazzi sul campo è un’altra cosa. La gavetta è fondamentale. Non affrettare i tempi e soprattutto non fossilizzarti nel seguire una sola persona o una sola tecnica. Trai invece ispirazione da Maestri diversi, da scuole diverse, e poi, piano piano, cerca di acquisire una tua identità senza replicare o copiare il modus operandi (e gli esercizi) degli altri. Ognuno ha le sue caratteristiche, e tu, un giorno, dopo tanto studiare, guardare e ragionare, potresti scoprirti ancora più speciale di chi hai seguito fin ad ora… oppure potrai scoprire l’esatto contrario: in questo caso l’importante è che tu lo riconosca, altrimenti è un disastro, l’ennesimo!

 

4 – ATTENDI PRIMA DI APRIRE UNA SCUOLA DI DANZA

Già diventare un buon insegnante non è cosa facile e veloce. Non si diventa un buon insegnante in pochi week end come non si diventa un buon danzatore studiando un anno una volta a settimana. Diventare poi al contempo anche un buon direttore di una scuola di danza è, per chi ha poca esperienza nel campo, un vero azzardo. L’investimento non è di poco conto, emergere in un mercato saturo è cosa complessa e il fallimento è dietro l’angolo.

Tuttavia se nonostante questi avvertimenti la stima che hai di te stesso è alle stelle, se ti senti “arrivato” anche solo dopo qualche anno di studio a “ndo cojo cojo” (tradotto per i napoletani “addò coglio coglio” e per milanesi “ciapa lì ciapa là”) allora fai pure: apri la tua scuola di danza. Un improvvisato in più uno in meno non cambia niente nella giungla delle scuole di danza, tanto in Italia nessuno controlla, le leggi per la regolamentazione del settore sono ancora lontane, e di stolti che ti seguiranno per farsi prendere in giro, oltretutto pagando pure, ne troverai sempre, soprattutto se fai la ruota di pavone, se sei un abile venditore di fumo e se le bimbe le fai divertire con una formula che somiglia al villaggio vacanze. Quello che cambia sono i danni fisici che certamente regalerai agli allievi con tua improbabile offerta formativa, cosa questa che tuttavia il tuo ego stellare non ti farà, ahimè, mai riconoscere.

Se invece sei dotato di spirito critico, prima di aprire l’ennesima scuola di danza pensa seriamente, non solo al colore dei muri, ma cosa significa veramente gestirne seriamente una. Burocrazia, adempimenti, planning economici (se sei un artista che storce il naso quando deve compilare una fattura già qui dovresti desistere). Ma anche gestione del personale, dal front desk (accoglienza e segreteria) ai collaboratori ( se non sei di quelli che pretendono di insegnare tutto), dai fornitori ai tecnici luci e audio per i temuti saggi. Inoltre devi avere capacità di organizzazione e di problem solving sempre attive, capacità di relazionarti con le persone e ancora tanto, tanto altro…. senza poi tenere conto della pazienza per non diventare matto nei confronti di quei genitori che vogliono incastrare lo studio della danza con il catechismo, il corso di pre-preprimina, i pon, i pinypon e i corsi di pon pon per il tifo al torneo dell’oratorio. E vogliamo parlare poi della pazienza da avere con le mamme, le nonne, le zie o con quei papà che si vedono poco ma che quando arrivano determinati aprono la porta della segreteria con i fumi alle narici?

Se non hai pazienza da vendere lascia perdere. Tanto è cosa nota che non pochi genitori prendono i propri figli e li portano altrove solo e soltanto perché non hai accontentato le loro richieste, o perché non hai detto loro a sufficienza che i loro amati pargoletti sono eccezionali, bravissimi, intelligentissimi, nati per la danza anche se non lo sono affatto. Se non hai sufficiente capacità nella gestione delle lamentele e pensi di risolvere tutto facendo lo struzzo o peggio gridando “si fa come dico io”, si sparge la voce in tutto il paese che sei una specie di despota, e tu chiudi ancora prima di finire l’anno.

Se invece speri di avere tutti genitori che si affidano a te senza farti problemi ti chiedo, a nome di tutti i colleghi, di svelarci il segreto del tuo ottimismo.

 

5 – ATTENDI PRIMA DI “PRETENDERE” DI FARTI CHIAMARE MAESTRO

Sai esattamente Maestro cosa vuol dire?

«Persona che in virtù delle cognizioni e delle esperienze acquisite risulta all’altezza di contribuire in tutto o in parte all’altrui preparazione o formazione» (Dizionario Devoto-Oli). «Dal latino Magĭster, persona provetta e abile, in arte o in dottrina, e che può insegnarla e far da guida» (Zingarelli).

Se ti sei formato con poche lezioni di danza, qualche anno di studio magari solo bisettimanale e con qualche stage rigorosamente a “ndo cojo cojo”, non credi sia un pelo esagerato pretendere che ti chiamino Maestro? Sì? Se insisti nella richiesta sei allora cortesemente pregato di chiamare chi ha davvero delle competenze ESIMIO MINISTRO DELL’ISTRUZIONE COREUTICA. Altrimenti si potrebbe credere che tu e un MAESTRO veramente MAESTRO siete uguali. Sarebbe come se io volessi convincere gli altri di essere bionda con gli occhi azzurri, magra e piatta quando in realtà (e chi mi conosce lo sa) sono l’esatto opposto!

 

6 – ISPIRATI A CHI FA UN BUON LAVORO

Attenzione: ispirarsi non vuol dire copiare, ma vuol dire ammirare e prendere come esempio e/o modello le scuole che davvero funzionano e che sono radicate sul territorio nazionale come realtà affermate.

Non mi riferisco solo alle scuole realmente professionali legate alle nostre fondazioni liriche, ma anche a una fortunatamente nutrita schiera di scuole di danza private, che per quanto abbiano magari la stessa natura giuridica di molte altre che fanno un lavoro approssimativo, hanno un organigramma, una struttura didattica e soprattutto contenuti di tutto rispetto, certificati da uno storico di successi e di risultati importanti. E attenzione: per risultati importanti non intendo solo quelle scuole che sono riuscite a far muovere con sapienza i primi passi a allievi che sono poi diventati professionisti. Intendo anche scuole che sanno, con cognizione di causa, formare in modo adeguato bambini e ragazzi dando loro un corretto insegnamento, contribuendo a formare adulti amanti della danza e dell’arte senza necessariamente farne dei danzatori.

Punta perciò a migliorare sempre e costantemente soprattutto te stesso. Solo così potrai crescere e far crescere i tuoi futuri allievi in modo sano.

 

7 – CERCA DI IMPARARE AD ESSERE PIU’ LEADER CHE CAPO

Benché molto spesso le due parole vengano confuse come simili, sappi che non lo sono affatto. Il piglio del capo, che ha un ruolo molto più perentorio e meno propositivo del leader, è giusto che venga fuori solo quando ce ne è un effettivo bisogno. Avere delle persone da gestire si sa che non è cosa facile, ma neanche impossibile se li si motiva e li si rende partecipi (senza per questo fargli prendere il sopravvento). La capacità di entusiasmare chi avrai nel tuo team porterà a dei risultati molto più fruttuosi.

Potrà poi comunque capirati in futuro di avere una delusione da chi hai amorevolmente cresciuto e formato a tua volta, o da colei (o colui) che ritenevi essere la tua amica o amico del cuore e con cui ti sei lanciato nell’impresa dell’apertura della scuola. In questo caso “sii superiore” e lascia che il “traditore” o la “traditrice” di turno faccia il suo percorso: il tempo farà il suo. Inutile che inneggi sui social con post atroci in cui minacci di “riempirlo di mazzate” qualora ti dovesse capitare di incontrarlo. Non saresti un bell’esempio per coloro che ti leggono, tra cui genitori ed allievi. E ricordati che sei un insegnante e che dovresti sapere che la violenza genera violenza. In sostanza: togli magari loro il saluto ma lasciali perdere. Fidati!! Se poi pensi di avere sempre ragione a priori, allora cantatela e suonatela da solo ma non lamentarti se poi gli altri si comportano con te allo stesso modo.

E se invece la “traditrice” o il traditore” di turno sei proprio tu, perché non ce la fai più a dipendere da un direttore/capo vessatorio o perché vuoi volare in autonomia con le tue ali perché è giunto il momento, esci con eleganza, ringraziando chi ti ha cresciuto e dato lavoro fino ad allora. E soprattutto evita di aprire una nuova scuola proprio dietro l’angolo, portandoti via sottobanco gli allievi quasi fossero di tua proprietà, magari allettandoli con proposte economiche da discount. E’ un meccanismo questo che innesca un inesorabile processo di autodistruzione non solo della tua scuola di origine ma anche di quella che con il piede sbagliato ti stai accingendo ad aprire.

 

8 – NON PENSARE DI DECOLLARE PROMETTENDO LA LUNA

Se pensi di riempire la scuola facendo promesse di risultati miracolosi attraverso pubblicità, stai sbagliando strada. Pensa piuttosto ad iniziare gettando basi solide per un lavoro ben costruito. Entra nella prospettiva di avere in primis tu tanta pazienza nell’iniziare a vedere i primi frutti e poi insegna ai tuoi futuri allievi la costanza e la capacità di gioire anche al primo miglioramento, un miglioramento che all’allievo o al genitore potrebbe apparire impercettibile ma che è invece importante. Non pensare di bruciare le tappe facendo passi falsi che potrebbero compromettere la salute dei tuoi futuri allievi (ad esempio punte a 7 anni quando ancora non sanno eseguire un relevé senza storcere le caviglie).

Inoltre se vorrai pubblicizzare degli eventi con ospiti esterni, evita di scrivere “MAESTRI DI CHIARA FAMA INTERNAZIONALE” o “ÈTOILE GALATTICO”. Lo scrivono tutti da anni e non sortisce grande effetto. Pensa con la tua testa, inventati dell’altro, invita chi è realmente utile ai tuoi allievi e non chi ha solo un nome. In sostanza guardati intorno, non lasciarti incantare da false o facili sirene, cerca di andare anche oltre i soliti noti che poi per lo più sono noti solo e soltanto agli addetti ai lavori. Prova anche a pensare che esistono tanti docenti bravi, meno noti ma validi, docenti magari più giusti per la tua struttura e che non è detto debbano essere per forza di CHIARA FAMA. Anche perché, a meno che non si stia parlando di Roberto Bolle, molti altri non dicono nulla a volte neanche agli “addetti ai lavori”, figurarsi a chi è proprio a digiuno ossia ai genitori. Perché sì: il 90% degli italiani conoscono pochi, pochissimi nomi in ambito danza.

Evita poi di pubblicizzare che la tua scuola segue il metodo questo o quello se lo conosci di striscio o di quarta mano, e evita di scrivere che segui rigorosamente i programmi delle grandi Accademie professionali se poi proponi corsi bisettimanali: se trovi un genitore che conosce la danza capirà già da un volantino che stai dicendo una bufala e se trovi il genitore meno informato potrà magari chiederti di conoscere la Signora Vaganova, che il metodo che dici di seguire lo ha inventato, e allora diventa un problema.

 

9 – GUARDA OLTRE

La Danza non è fatta solo di coloro che insegnano ed apprendono, ma anche da tante altre figure che ne aiutano la divulgazione e lavorano per il settore come gli esperti di storia del balletto, i giornalisti, i musicisti, i medici, i nutrizionisti etc. Potrebbero essere utilissimi anche degli incontri con psicologi dell’età evolutiva. Chi lavora infatti con i giovani si imbatte molto spesso in problematiche relative alla crescita ed ad una visione distorta di sé. Perché non essere anche un aiuto in tal senso? L’importante è capire e far capire che non si è degli assistenti sociali o gli amici del cuore, ma solo un persona che ha un forte senso del dovere nei confronti dei giovani allievi durante la preziosa fase della crescita. La Danza è sì un alleato prezioso per “esprimere in silenzio” cose che altrimenti resterebbero sempre mai dette. Ma il resto del percorso non spetta a te farlo e non spetta alla tua scuola; non puoi sostituirti ad un esperto in questo settore, già potresti star facendo troppo…. Ad ognuno il proprio lavoro, grazie!

 

10 – NON TAROCCARE IL TUO CURRICULUM

Non taroccare il tuo curriculum vitae. Se sei andato al Teatro Bolshoj a vedere un balletto, o a New York a vedere uno spettacolo dell’Amercan Ballet Theatre non dire in giro che ne sei stato il protagonista e soprattutto svegliati, perché stai ancora sognando ad occhi aperti. Tra le due cose c’è una bella distanza che di certo non è la misura della profondità che divide il palco dall’ultimo posto della platea. Il fatto che tu abbia fatto stage con un Maestro o con un altro, non vuol dire averci lavorato insieme. Guarda che questo mondo è piccolo e prima o poi tutto si viene a sapere e secondo me bella figura poi non ci fai. E smettila dire poi che ti sei diplomato di qui o di là quando il diploma coincide con tre week end di studio o che vieni da un talent se hai fatto solo un intervento in cui hai beccato un si e tre no e non ti si vede mai neanche alle tre di notte nelle repliche di Mediaset extra.

 

Potrei continuare all’infinito, ma probabilmente già ti sei stancato di leggere fin qui (se ci sei arrivato…) e già mi odi dal punto 1. Quindi sai cosa ti dico? Intanto fatti il mazzo come hanno fatto e stanno facendo altri prima di te. Se poi ti pesa (non il mazzo, ma il lavoro per fartelo) fai così: scegli un bel nome altisonante condito da altrettanto altisonante specifica del tipo “Nuovo Centro Accademico di Alta Formazione Professionale di Danza”, prendi l’immagine di una bella ballerina (possibilmente non la stessa usata dalla scuola accanto alla tua, ma solo perché sennò ti confondono con uno che per te ne sa meno, mica per altro…), elenca tutte le discipline possibili che hai imparato comprese illuminotecnica, scenografia, tric trac e botte a muro (non importa se le hai imparate alla festa del Santo Patrono), fai una bella locandina e schiaffala su Facebook e Instagram… a quel punto: È FATTA!!!

Batti il 5 maé!!!

Aspettiamo con ansia di vedere le foto delle tue bambine in punta a 7 anni, in spaccata con un calzino si ed uno no e le coppe che sicuro vincerai nei famosi campionati internazionali di “danza classica a squadra”.

Buona fortuna

Teresita del Vecchio

con lo zampino di Francesca Bernabini

03/09/2018

Scrivi il tuo commento

design THE CLOCKSMITHS . development DEHLIC . cookie policy